• Ven. Ott 4th, 2024

Introduzione.

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La redazione di ogni programma di governo, necessaria sia in fase di preparazione di una campagna elettorale, sia in quella di predisposizione delle azioni di governo, prevede un’introduzione riguardante il quadro di riferimento ideologico, culturale e morale con il quale si interpretano i processi politici, sociali ed economici e si giustificano le proposte operative programmatiche.

Occorre partire dall’analisi delle condizioni attuali (globali e locali) cercando, per quanto possibile, di individuare gli elementi determinanti. È una fase fondamentale; chi ritiene invece che sia poco importante o addirittura inutile, in realtà preferisce evitare di impegnarsi in un confronto che invece è indispensabile.

La redazione del presente programma è il risultato del lavoro di un gruppo di coordinamento e del contributo delle persone coinvolte nel progetto di una coalizione civica impegnata nel ricostruire i concetti di comunità, di squadra, di rispetto e di collaborazione reale fra soggetti diversi, con esigenze e sensibilità anche differenti. È l’elaborazione di una sintesi, ricercata con costanza ed in perenne aggiornamento, punto di forza dell’imminente sfida elettorale, elemento di rottura e discontinuità con gli ultimi tempi, in una società diventata più egoista, individualista, finta, legata alle appartenenze di comodo, alla facciata e lontana dalla sostanza.

La nostra coalizione è un “patto”, un’intesa di governo per mettere a valore le forze, le sensibilità, le intelligenze, affinchè la politica si riappropri del proprio tradizionale ruolo di guida e si dimostri capace di affrontare una sfida ambiziosa, difficile, ma nuova, evitando finti slogan e gettando le premesse per la formazione di una nuova classe dirigente, oltre le appartenenze e le tessere di partito. Siamo un gruppo formato da persone con storie politiche anche molto diverse tra loro, ma questa è una ricchezza, un segno distintivo che ci porta ad un costante e costruttivo confronto

È con questa filosofia, con questa ambizione, che abbiamo ritenuto indispensabile rilanciare una proposta politica alternativa. Con umiltà e rispetto dei ruoli e delle persone, vogliamo proporci, affinché il nostro impegno possa diventare una scossa per Venaria. La “nostraintroduzione potrebbe essere sintetizzata dal seguente slogan:

SOSTENIBILITÀ – EQUITÀ – SOLIDARIETÀ

La seconda parola (equità) e la terza (solidarietà) simboleggiano valori fondanti compresi nella Costituzione. Sono valide oggi più che nel passato, ma precedute dalla parola “sostenibilità: coerenza rispetto alla necessità improrogabile del conseguimento degli obiettivi di recupero di equilibri ambientali accettabili, senza i quali verrebbero meno le condizioni di esistenza decorosa di tutte le persone o della sopravvivenza dell’umanità. La “sostenibilità” è la condizione per garantire “equità” e “solidarietà: le politiche a sostegno di “equità” e di “solidarietà” sono coerenti con la “sostenibilità”.

L’attuale sistema economico-sociale ha espulso dal dibattito politico diritti e istanze, facendole diventare ostacoli anacronistici da rimuovere sulla via dello sviluppo e della crescita senza limiti e che ha imposto un modello economico che prevede l’esistenza di un numero crescente di lavoratori poveri e tassi di disoccupazione al 10 %. Si sono spazzate via le culture politiche; le leggi dell’economia predatoria su cui si basa sono presentate come leggi di natura. L’appropriazione delle risorse naturali e l’ingiustizia sociale, il divario tra la maggioranza dei popoli e minoranze sempre più ricche sono la conseguenza del nuovo ordine mondiale.

Il mondo che sta viaggiando vero i dieci miliardi di umani (tutti con diritto per una vita decorosa), con un’impronta ecologica superiore alla capacità biogenica del pianeta, con un accumulo crescente di rifiuti non riciclabili e dannosi per i viventi (uomo compreso), con un patrimonio ittico dimezzato rispetto alle potenzialità degli oceani, con un ritmo di estinzione delle specie senza confronti nella storia geobiologica del pianeta (a discapito della biodiversità, anche in Italia, il Paese in Europa più ricco di specie, soprattutto endemiche), con la riduzione delle risorse materiali ed energetiche non rinnovabili, con l’incremento di prodotti di sintesi inquinanti e pericolosi per la biosfera e di gas climalteranti, con la sterilizzazione di terreni agricoli iper-sfruttati,…

A queste alterazioni degli equilibri ambientali globali, a livello nazionale e locale, si aggiunge l’incremento dei fenomeni di dissesto idrogeologico, della cementificazione, delle situazioni di crisi idrica… in un territorio, come quello italiano, geologicamente fragile ma ricco di tesori naturali, paesaggistici e storico-culturali che invece meriterebbero maggiori attenzioni per la cura e manutenzione.

Il popolo italiano consuma risorse, in termini di impronta ecologica, per la cui produzione sarebbero necessarie tre Italie, quindi un insieme di consumi nettamente superiore a quanto il nostro territorio è in grado di sostenere: è la prova che da qualche parte del mondo esiste chi “paga” per il nostro benessere. La mancanza di “sostenibilità” per l’Italia è fonte di “iniquità” a livello globale, così come la mancanza di una politica sensibile a questo tema è manifestazione di assenza di “solidarietà”.

I temi succitati riguardano la “sostenibilità: condizioni per la sopravvivenza del pianeta e dell’uomo. È la dura realtà, che va riconosciuta quale insieme di elementi determinanti per la costruzione di un processo politico che abbia un futuro possibile.

L’inserimento del tema ambiente come uno dei tanti capitoli nei programmi politici non è sufficiente; “…l’impegno per una più equa redistribuzione … del reddito generato dal lavoro non può essere disgiunto dall’impegno per rientrare nei limiti della sostenibilità ambientale, per cui non può essere riproposto…” come “…un obiettivo settoriale di un programma politico, alla stregua della politica scolastica, della politica per la casa o della politica per la salute, ma è la cornice in cui collocare tutti gli obiettivi settoriali, il fine ultimo a cui tutti devono essere indirizzati, perché nessuno di essi ha un senso, se oltre a ridurre un’iniquità, non contribuisce a evitare l’autoannientamento della specie umana” (M. Pallante, 2018).