Tra le affermazioni più diffuse merita citare la seguente: “in Italia la burocrazia inibisce lo sviluppo economico; ostacola e ritarda la realizzazione delle grandi opere (in gran parte già finanziate), la cui realizzazione comporterebbe nuova occupazione…” Trascuriamo i seguenti aspetti:
• sono realmente disponibili così tante risorse per le grandi opere (per es. il piano “shockItalia” da 120 miliardi di euro in tre anni per sbloccare le opere pubbliche e quindi per rilanciare l’economia secondo la proposta di Matteo RENZI e del suo partito “Italia Viva”)?
• sono realmente utili le grandi opere (la maggior parte delle quali infrastrutture di trasporto)?
• disponendo realmente di tali risorse economiche, esistono altri settori nei quali investire in modo più utile?
A questo punto esaminiamo la “burocrazia” sotto un aspetto solitamente trascurato. Quando si decide di realizzare un’opera, per esempio un tratto di autostrada, non è sufficiente l’approvazione di un progetto e l’esecuzione da parte di una impresa individuata come adatta a quel tipo di infrastruttura. La burocrazia impone una procedura lunga e complessa, nell’ambito della quale un passaggio importante è costituito dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), oltre alla Valutazione di
Incidenza nel caso in cui l’opera in progetto ricada in un sito della Rete Natura Duemila; se poi dovesse comportare una variante di un qualunque piano territoriale, occorre effettuare la Valutazione
Ambientale Strategica (VAS). Indipendentemente dalle procedure succitate, per ogni progetto è necessario l’esame attento di diversi settori della pubblica amministrazione: il geologo deve verificare l’assenza di rischi idrogeologico, sismico, vulcanico,… gli architetti e gli urbanisti devono verificare la coerenza rispetto ai piani territoriali esistenti ed alla qualità del paesaggio. La Soprintendenza deve controllare l’eventualità di
danni al patrimonio architettonico eventualmente esistente. Come facciamo inoltre a garantire l’assenza di interferenze con la vegetazione, la fauna e gli ecosistemi, con l’agricoltura, con la qualità
dell’aria, dell’acqua e della terra?… Quelli elencati sono una parte dei temi che devono essere affrontati per l’approvazione definitiva di un
determinato progetto: occorre il parere motivato di numerosi settori e quindi di numerose persone, cioè una condizione che certamente non è favorevole alla rapidità delle procedure. Questo racconto
descrive la fase più importante del processo burocratico, quello maggiormente sottoposto a critica. Invece la burocrazia, soprattutto in un Paese come l’Italia, è molto importante. Perché:
− I comuni interessati da rischio sismico più o meno elevato sono la maggioranza. Si “salvano” la Sardegna, la Puglia meridionale e l’Italia settentrionale centrale e occidentale (Quasi l’intero territorio italiano è zona sismica, situazione unica in Europa).
− Situazione unica in Europa per la presenza di vulcani, non solo i principali (Etna e Vesuvio), ma anche quelli sui fondali marini basaltici del Tirreno.
− Aree ad elevata criticità idrogeologica molto estese, il 10 % del territorio nazionale, oltre a quelle a rischio moderato. Solo il 20 % dei comuni non presenta problemi di rischio idrogeologico. Notevole sviluppo delle aree di alta collina e di montagna, con versanti ripidi; le acque scorrono su
un reticolo idrografico fitto ed articolato, con elevati trasporti solidi, diversamente da quanto accade nella maggior parte del continente europeo.
− La densità di popolazione nel mondo è pari a 48 abitanti/km2
. 113 abitanti/km2 la media
dell’Unione Europea. 206 abitanti/km2 in Italia, fino a 415 abitanti/km2 (tra le più elevate nel pianeta) in pianura, che occupa solo un quinto del territorio nazionale, proprio dove si prevedono quasi gli interventi del succitato piano “shockItalia”.
− Italia al centro del Mediterraneo, con forte estensione latitudinale, “ponte” tra Europa ed Africa, con fasce altimentriche (climatiche) dal mare a 5.000 metri di altitudine, esposta ai venti di tutti i quadranti, dominata da paesaggi “disegnati” dalla lunga e complessa storia umana,… Il risultato è
un notevole livello di biodiversità: forte concentrazione di habitats, con il più alto numero di specie: circa la metà di quelle vegetali ed un terzo di quelle animali presenti in Europa.
− Secondo O. FARINETTI (video “la fortuna di nascere in Italia” – YouTube”) in Italia, pur rappresentando lo 0,5 % della superficie del pianeta, e lo 0,8 % dei cittadini del mondo, sono presenti 7.000 specie di vegetali commestibili; il secondo Paese al mondo (Brasile ) ne ha 3.300.
Sono presenti 58.000 specie animali; il secondo paese al mondo (Cina) ne ha 20.000. 1.200 vitigni autoctoni; il secondo Paese è la Francia con 222. 533 cultivar di olive; il secondo Paese è la Spagna con 80. 144 cultivar di grano duro; al secondo posto gli USA con 6.
− La lista UNESCO del patrimonio culturale mondiale include oltre 1.030 siti di valore universale in 163 Paesi. L’Italia ne detiene il maggior numero (51 più due nel Vaticano). Nel nostro Paese vi è la più alta “concentrazione” di beni ambientali e culturali: 46.025 beni architettonici vincolati (ed altri
5.668 non sottoposti a vincoli), 3.847 musei, 240 aree archeologiche, 12.936 biblioteche.
− Per le ragioni succitate l’Italia può vantare una bellezza unica del paesaggio, tutelato dall’art. 9 della Costituzione (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione).
− Secondo ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in Italia, nel 2018, si sono cementificati 51 km2 di territorio (14 ettari/giorno, 2 m2 /secondo). Per ogni italiano corrispondono 380 m2 di superfici cementificate (+ 2 m2 /anno). Valori tra i più elevati in Europa. Il
consumo di suolo è cresciuto nel 2018: + 108 ettari nelle aree protette, +1.074 ha nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica, + 673 ha in quelle a pericolosità media, +350 ha nelle aree di frana, +1.803 ha nelle zone sismiche. Negli ultimi sei anni l’Italia ha perso superfici in grado di
produrre tre milioni di quintali di prodotti agricoli e ventimila quintali di prodotti legnosi e di assicurare lo stoccaggio di due milioni di tonnellate di carbonio e l’infiltrazione di oltre 250 milioni di m3 di acqua piovana che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle
falde, aggravando il dissesto idrogeologico. Il recente consumo di suolo produce un danno di circa tra 2/3 miliardi euro/anno per la perdita dei servizi ecosistemici del suolo.
Il territorio italiano è speciale, unico al mondo, dove la costruzione di una strada, di una ferrovia, di un porto, di un quartiere residenziale, di uno stadio,… quasi sempre interferisce con una qualche caratteristica ambientale, paesaggistica, architettonica,… o implica un possibile rischio naturale.
È evidente che occorre molta cautela: ogni progetto deve essere attentamente valutato e ciò comporta tempi più lunghi per tutte le necessarie verifiche e quindi la partecipazione di numerosi funzionari e
tecnici dei diversi settori della pubblica amministrazione, nell’interesse generale della collettività. Bisogna tuttavia ammettere che, in alcune situazioni, l’iter procedurale per l’approvazione definitiva di un progetto risulta effettivamente troppo lungo e complesso. Ma quasi sempre tali situazioni dipendono anche dalla cattiva qualità dei progetti e soprattutto dei relativi allegati inerenti i rischi naturali, la coerenza con i piani territoriali vigenti, l’impatto sull’ambiente e sulla salute dei cittadini,
le interferenze sul paesaggio e su eventuali beni architettonici,…
Capita molto frequentemente che i proponenti dei progetti (gli imprenditori e/o società appositamente costituite,…) dimostrino scarsa attenzione a questi aspetti, ritenendoli prevalentemente una perdita di tempo, dedicando ad essi scarse risorse. Succede allora che i funzionari delle pubbliche amministrazioni coinvolte si trovino nelle condizioni di recitare la parte dei “cattivi” burocrati, cioè quelli che pongono continue osservazioni, richieste di approfondimento, modifiche progettuali,… che
inevitabilmente allungano i tempi dei processi decisionali.
In sintesi viviamo in un territorio eccezionale, per cui inevitabilmente i processi decisionali sono più complessi. Inutile accanirsi contro la burocrazia. Certamente si può tentare di prevedere sistemi autorizzativi più rapidi, ma fino ad un certo punto. Molto invece si potrebbe ottenere se i progetti fossero meglio redatti ed in particolare gli allegati descrittivi delle interazioni con l’ambiente (naturale ed antropico), ma per realizzare cosa? Nuovo cemento sul territorio? No grazie!
Venaria Reale, agosto 2020 Gian Carlo PEROSINO