L’ideologia neoliberista si è sviluppata sulla base di alcuni assunti di carattere teorico e di metodo. È una dottrina economico-politica che assegna al “mercato” il ruolo di principale istituzione nella società contemporanea ed allo stato un ruolo marginale, di mero garante della libera competizione tra gli attori economici.
Oggi il coronavirus ha messo fortemente in discussione il sistema sanitario neoliberista e anticostituzionale e della disuguaglianza sociale, verso il quale il nostro sitema si è gradualmente evoluto in questi ultimi anni, soprattutto mediante il definanaziamento ed i tagli lineari nel settore pubblico, quindi con evidente riduzione della medicina della prevenzione e della promozione territoriale.
Dal 2004 si sono quasi annullate nuove assunzioni, favorendo così l’esternalizzazione e la precarizzazione di medici e infermieri, la chisura di ospedali di prossimità, la riduzione dei posti letto e con l’allungamento dei tempi di attesa per i cittadini. Una politica sanitaria scellerata che:
- ha peggiorato le condizioni di lavoro nel settore;
- ha favorito le privatizzazioni;
- ha indotto molti cittadini a non curarsi o a indurli al ricorso sempre più frequente al settore privato e all’intramoenia (fino anche a indebitarsi);
- ha trascurato le malattie croniche che, per gli indigenti, vengono gestite nel pandemonio dei “pronto soccorso” (circa 2 milioni di pazienti lanno in Piemonte – dati del 2015).
Che riforma ci aspetta nel tempo della pandemia? Auspichiamo una più efficiente “sanità di prossimità”, anhe con l’abolizione del ticket. L’ospedale, mediante l’utilizzo della innovazione digitale, va messo in rete con le istituzioni scolastiche, al fine di garantire una conoscenza capillare della salute sul territorio. Il primo livello è costituito dalla “sanità territoriale”, quella fatta dai medici di base, dagli infermieri a domicilio, dalle strutture di riabilitazione, dai consultori, dalla rete psichiatria e dalle RSA, tutti servizi che il governo deve potenziare, puntando soprattutto sulla “prevenzione” e riconoscendo un ruolo essenziale ai sindaci, ai sindacati, alle scuole ed alle università “senza numero chiuso”. Occorre superare le diseguaglianze regionali per rendere effettivamente “uguali” i diritti alla cura, alla prevenzione e alla riabilitazione per “tutti” i cittadini.
Novembre 2020 Piero Bogliano