L’idea è quella di uscire dalla logica degli interventi tradizionali di carattere assistenziale e standardizzati, consapevoli che agire quotidianamente per soddisfare i bisogni emergenti, soprattutto le nuove povertà educative, occorre lavorare costantemente rendere i servizi erogati sempre più flessibili e adattabili alle diverse esigenze. In tal senso, la redazione di un Piano regolatore sociale è utile per effettuare una ricognizione dello stato dei Servizi offerti e nel contempo avere una mappa dei bisogni, una conoscenza approfondita dei problemi, l’analisi
reale del contesto territoriale.
Secondo la rilevazione di Caritas Italia, svolta nel mese di giugno, sono 450 mila le persone che si sono rivolte ai centri Caritas territoriali,
e per un terzo è stata la prima volta. Numeri preoccupanti che danno l’idea di come siano aumentati i problemi legati alla perdita del
lavoro e delle fonti di reddito dovuti al Covid.
Sarà necessario stanziare maggiori risorse economiche ma anche attivare le reti della comunità formate dal Comune e dagli Enti del Terzo Settore per condividere insieme le modalità per offrire un supporto concreto alle famiglie in situazione di bisogno.
L’obiettivo è costruire un welfare di comunità, consolidando la rete tra Amministrazione e terzo settore (enti no-profit, associazioni, parrocchie, caritas) al fine di individuare le priorità, pianificare gli interventi in un’ottica di visione integrata dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari, per realizzare insieme politiche sociali che promuovano inclusione e solidarietà.
È quello che intendiamo fare prevedendo l’istituzione della Consulta per la Solidarietà. Un Tavolo di Programmazione e Lavoro che affianchi il Comune, e l’Assessore delegato, nel difficile compito di gestire questo difficile momento.
La Consulta sarà composta dalle Caritas Parrocchiali, dalle Associazioni sociali e dal Consorzio dei Servizi Sociali (CISSA).
Un luogo permanente di coordinamento, scambio e confronto per elaborare e realizzare le politiche sociali, riattivare le preziose risorse
del volontariato e sviluppare percorsi di mutuo aiuto tra le famiglie.
In quest’ottica la nostra città vanta due specificità da mettere a sistema. Da un lato il possibile utilizzo, in funzione sociale e/o sanitaria
delle strutture già’ presenti; dall’altro la nostra ASM (azienda speciale multiservizi) con la rete di farmacia comunali che rappresentano
un’eccellenza nel panorama provinciale per i servizi che fanno e per quelli che potrebbero fare.
Per questo, è necessario che il tema Salute venga presidiato anche dal nostro Comune e messo in agenda all’interno di un tavolo di lavoro che vede la partecipazione della Regione Piemonte, dell’ASL e del Comitato dei sindaci del distretto nord-ovest.
Gestione integrata del welfare locale
La crisi finanziaria che stiamo attraversando da più di un decennio e i suoi riflessi sull’economia reale hanno portato ad un arretramento dello “stato sociale”, che vede la cancellazione di fondamentali diritti sociali. Nella crisi aumentano disoccupazione, povertà, disuguaglianze. Contemporaneamente lo stato sociale viene smantellato, riducendo
così la capacità di risposta delle istituzioni pubbliche ai bisogni vecchi e nuovi.
L’azzeramento del fondo nazionale sulla non autosufficienza, il quasi azzeramento di quello per le politiche sociali, i tagli agli enti locali stanno determinando un forte ridimensionamento, quando non la chiusura dei servizi e delle prestazioni sociali. Questo processo è l’esternalizzazione di servizi pubblici, così il settore “pubblico” per carenza di risorse viene sostituito da quello “privato” e i diritti, garantiti dalla Costituzione, spesso vengono negati.
Anziani, persone con disabilità, minori e operatori del settore vengono abbandonati a loro stessi in nome del rigore e del bilancio, facendo emergere una concezione folle che considera le risorse per il sociale costi improduttivi da tagliare.
Nella nostra città, esistono emergenze sociali dovute alla crisi: disoccupazione, bassi redditi, emergenze abitative, difficoltà di accesso ai servizi sanitari e perfino all’istruzione scolastica. Per affrontare tali emergenze e in coerenza ai principi di “Sostenibilità, equità e solidarietà”, già enunciati nella premessa e sui quali si fonda il nostro programma,
proviamo a formulare ipotesi di intervento, che se non risolvono almeno attenuano alcune situazioni di emergenza sociale.
Un’amministrazione che vuole intervenire nel complesso sistema del welfare locale non può trascurare la conoscenza approfondita dei problemi, l’analisi reale dei bisogni, la pianificazione, la priorità e la programmazione degli interventi, la gestione integrata dei servizi sociali, socio-assistenziali e socio-sanitari, cioè non può esimersi da un lavoro quotidiano, costane ed attento, anche per rimuovere “sacche” di assistenzialismo dispersivo.
Nell’individuazione di alcune priorità d’intervento, particolare attenzione va rivolta al ruolo sociale della famiglia, intesa come una delle risorse polivalenti di benessere individuale e sociale e rispetto alla quale è necessario valorizzarne le funzioni, integrandole organicamente e di concerto con altre soggettività educative presenti sul territorio.
E’ necessario incentivare le politiche sociali rivolte, ad esempio, al sostegno della maternità, alle famiglie numerose, ai nuclei monogenitoriali, al sostegno e prevenzione del disagio giovanile, all’assistenza di cure domiciliari per gli anziani non autosufficienti, ai portatori di handicap, a coloro che vivono situazioni di grave disagio sociale.
Per far fronte nell’immediato, anche se solo in parte, alle problematiche sinora citate, il Comune può:
- prevedere l’apertura di uno sportello di informazione e consulenza per coloro che vivono in situazioni di povertà e disagio;
- monitorare lo stato del patrimonio immobiliare (pubblico e privato) per rispondere alla considerevole domanda per l’assegnazione di alloggi di edilizia pubblica;
- progettare percorsi di formazione professionale rivolti ad una ricollocazione lavorativa;
- attivare procedure per il recupero di strutture inutilizzate per creare strutture di ricezione, alloggi adibiti a foresteria per famiglie in emergenza abitativa, donne a rischio violenza, pazienti non residenti sottoposti a trattamenti terapeutici e costretti a risiedere in prossimità dei centri ospedalieri, …
Piano regolatore sociale
Il Piano regolatore sociale si propone di effettuare una ricognizione dello stato dei Servizi offerti, nonché degli enti (Istituzioni e no profit) con i quali elaborare percorsi di welfare comunitario, rinforzando le reti di prossimità, per attuare politiche sociali che promuovano inclusione e solidarietà. In particolare:
- il passaggio, in modo complementare, dalla programmazione della domanda alla programmazione dell’offerta, con l’obiettivo di far emergere il sommerso;
- la partecipazione degli esperti tecnici e grezzi, ovvero dei testimoni privilegiati;
- la comparazione degli assistiti con gli aventi diritto e relativi costi;
- la gestione dei dati raccolti utili alla programmazione.
La salute dei cittadini e monitoraggio del nuovo presidio sanitario
La salute, giova ricordarlo, è un diritto essenziale previsto in Costituzione, parimenti occorre premettere che in ambito sanitario ai comuni viene affidato un generico potere di controllo e indirizzo, ma di fatto, con la modifica del titolo V, escono dalla gestione e dal governo effettivo della sanità.
Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio e il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Allo stato attuale, per una modifica della legge 833/78 non sono più i sindaci a gestire il servizio sanitario anche se ad essi sono affidati poteri di programmazione, di controllo 23 e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. I compiti del sindaco sono quindi comunque ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di salute della propria popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali
sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta. La salute ed il benessere dei cittadini costituiscono un tema più complesso ed articolato, non strettamente riconducibile al solo servizio sanitario, quanto piuttosto al contesto ambientale e alla qualità della vita dei propri cittadini. Va da sé, che il degrado ambientale e l’impoverimento economico della popolazione comportino danni allo stato di salute di molti cittadini, i quali devono ricorrere al servizio sanitario e socio-sanitario.
A Venaria un tema che ha suscitato maggiori preoccupazioni è stato quello del vecchio ospedale di piazza dell’Annunziata, ormai lasciato al suo destino vuoi per il trasferimento in altre strutture dei servizi ambulatoriali, vuoi per la decadenza strutturale degli edifici e l’obsolescenza delle attrezzature.
Merita a questo punto ricordare una data importante: 22 dicembre 2009, quando nella chiesa di S. Uberto (Reggia di Diana), è stato firmato l’accordo di programma fra la Regione Piemonte, l’ASL TO3 e il Comune
di Venaria Reale per la realizzazione di una nuova struttura sanitaria24.
Considerato l’aggravarsi della crisi economico-finanziaria, emerge un quadro politico-economico che non garantisce la rinuncia a ulteriori “tagli” del sistema sanitario, gabellato come programma di razionalizzazione, ma che potrebbero presagire ad un ridimensionamento funzionale del presidio di Venaria. Occorre, dunque, vigilare attentamente
sulla realizzazione dei lotti successivi, quale completamento dell’accordo di programma del 2009 a cui non si deve disattendere.
Il capitolo salute è regolato dalla L.N. 135/2012 che detta i criteri, i limiti di gestione e di attuazione alle istituzioni territoriali come le Regioni ed i Comuni. Le regioni, con “il patto per la salute 2014-2016”, hanno l’onere di realizzare nel dettaglio la distribuzione dei servizi, dei costi, delle prestazioni di vario livello e delle specialità. Tale attività è svolta anche con la partecipazione dell’assemblea dei sindaci. È su questo tratto decisionale che le amministrazioni comunali possono intervenire con proposte e richieste. Un comune non può decidere su tutto, ma può operare per razionalizzare e convogliare risorse e servizi verso il proprio territorio a seconda delle esigenze locali. Da questo punto di vista è quindi possibile, anche per la nostra città, ottenere risultati concreti, ma a condizione di una forte capacità di rappresentanza politica e di autorevolezza, da parte dell’amministrazione.
Per un’amministrazione comunale si aprono spazi d’intervento nel settore dei servizi sociali e socio-sanitari avviando azioni di governo per uno sviluppo dell’assistenza e cura domiciliare, il potenziamento della collaborazione con le associazioni territoriali di volontariato (es. Croce Verde e associazioni dedite all’assistenza domiciliare).
Più in dettaglio si propone:
• il tema del nuovo presidio va affrontato sulla base di esigenze reali dei cittadini in funzione del riordino di un
sistema sanitario nuovo e moderno, ben organizzato a livello territoriale ed in grado di garantire il miglior livello tecnologico delle prestazioni25;
• occorre contestare i tagli alla sanità, ma lo spreco in questo settore è imperdonabile; il risparmio ottenuto dalla razionalizzazione funzionale e territoriale del sistema dei presidi ospedalieri è una risorsa che va mantenuta nello specifico capitolo di bilancio;
• la riorganizzazione della sanità in un nuovo e moderno sistema consente una quota di risparmio grazie alla maggiore efficienza, ma per ottenere risultati concreti nella qualità/quantità dei servizi/prestazioni alle persone, come legittimamente atteso insieme al progresso, è comunque inevitabile l’incremento (o almeno il mantenimento) della spesa pubblica in questo settore;
• un sistema sanitario moderno ed efficiente, basato sul riordino delle tipologie funzionali dei presidi e della corretta perimetrazione delle aree e dei distretti, andrebbe rivisto sulla base delle esigenze reali dei territori, evitando i condizionamenti e le pressioni politiche caratterizzate da motivazioni opportunistiche e clientelari26;
• vigilare con determinazione e perseveranza per garantire il funzionamento del Centro di Primo Intervento sulla base delle 24 ore (con la completa disponibilità dell’autoambulanza medicalizzata);
• progettare e potenziare l’attuale sistema di trasporto pubblico in vista della realizzazione del nuovo presidio sanitario27.
23 DLg 299/99 (decreto Bindi)
24 Costo previsto: 48 milioni di euro, con copertura da parte della Regione del 66% (32 milioni di euro). Il resto a carico dello Stato e della ASL TO3; il comune di Venaria, dal canto suo, mette a disposizione l’area di via Don Sapino (~ 30.000 mq) con cessione gratuita del diritto di superficie per 99 anni e l’impegno sull’approntamento della viabilità e accessibilità alla struttura.
Nel comunicato stampa congiunto di ASL TO3 e comune di Venaria (pubblicato nello stesso giorno) veniva dichiarato: “Si prevede una prima tappa, che si … configura come una scatola che comunque consente di realizzare, anche in un momento successivo, la struttura completa per la quale è disponibile una prima risorsa di 18 milioni di euro”. Il primo lotto funzionale doveva essere costruito in tempi brevi (come sembra sia avvenuto, cioè limitatamente alla realizzazione dell’edificio), ma in modo da procedere con i lotti successivi. Per tale ragione si ribadiva l’importanza di avere ben presenti le caratteristiche dell’opera completa
e delle sue funzioni che evidentemente dovevano condizionare il primo intervento. Esse sono illustrate nel documento sul “…riordino e la valorizzazione del presidio di Venaria Reale” e nel relativo allegato “centro di assistenza primaria (CAP) di Venaria Reale” del 23 settembre 2013, a cura dell’ASL TO3. In quel documento si afferma che il territorio di interesse è “…il Distretto di Venaria Reale…” che “…si estende su una superficie di 144,94 km2 con una densità abitativa di 602,68 abitanti/
km2…” per un bacino di utenza di quasi 90.000 abitanti: numeri che condizionano le caratteristiche progettuali dimensionali della nuova struttura.
25 Ciò comporta, da parte del comune, la richiesta all’ASL ed alla Regione della redazione del profilo e piano di salute (PEPS, previsto per ciascuno Distretto sanitario dalla Legge Regionale 18 del 06/08/2007) con cui definire gli obiettivi prioritari di salute e benessere, identificare i soggetti coinvolti, i rispettivi ruoli e i contributi specifici, attivare gli strumenti di valutazione del raggiungimento degli obiettivi. Esiste un altro strumento, sempre indicato dalla norma succitata: il piano attuativo locale; è lo strumento di programmazione con il quale, nell’ambito delle disposizioni della programmazione sociosanitaria regionale e degli indirizzi impartiti dalle conferenze dei sindaci, le ASL programmano le attività da svolgere recependo, per le attività sanitarie e socio-sanitarie territoriali, quanto previsto dai PEPS di distretto e dai piani di zona. Il piano attuativo locale ha la durata del piano socio-sanitario regionale e può prevedere aggiornamenti annuali. Il Distretto di Venaria non è dotato di un PEPS e non ha adottato un suo piano attuativo.
26 A questo proposito, in coerenza con quanto espresso con la precedente nota, il Comune di Venaria formulerà alla ASL3 una domanda rispetto a quale “profilo patologico” risponde la popolazione di Venaria (scontando il fatto che la popolazione anziana negli ultimi 20 anni è aumentata di quasi il 7%), a scapito della popolazione adulta.
27 Il costo di istituzione e mantenimento di un sistema di trasporti locale a servizio del presidio potrebbe risultare non accessibile per il comune. Interessante risulta l’idea di concordare con il sistema dei Trasporti Torinesi eventuali nuovi percorsi delle linee di trasporto pubblico esistenti in modo da comprendere anche il sito del nuovo presidio sanitario. A questo proposito si possono formulare diverse opzioni. Per es. modificare il percorso della navetta elettrica VE1 facendola proseguire per via Don Sapino fino a Savonera e poi in direzione verso Torino. Per chi vive a Druento: modificare il percorso della linea 59, facendola parzialmente entrare in territorio venariese per poi uscire nuovamente a Savonera (in pratica un giro dell’isolato) oppure spostare il capolinea della linea 72 presso il polo sanitario. Sono proposte a basso costo, fattibili nell’immediato se vi fosse la volontà politica.
Cultura dell’accoglienza e solidarietà sociale
L’immigrazione è un fenomeno di portata mondiale, non è una semplice questione di sicurezza o di ordine pubblico che si possa affrontare con la retorica della paura e dell’odio razziale. Sul nostro territorio è già presente una discreta comunità di stranieri, integrati socialmente ed economicamente (con dimora stabile, lavoro, reddito, accesso ai servizi sanitari e scolastici), molti dei quali di seconda generazione.
Occorre progredire, quindi, verso una società multietnica e pluriculturale, rimuovendo ostacoli e pregiudizi che generano disuguaglianze, per una società radicata nella solidarietà 28 e aperta all’accoglienza29.
Date queste premesse e in coerenza con i valori espressi nello Statuto comunale, il nostro comune potrebbe attrezzarsi per:
- aderire alla rete SPRAR-SIPROIMI30;
- favorire percorsi di “accoglienza diffusa” in accordo con l’associazionismo locale;
- programmare, in collaborazione con la scuola, corsi di lingua italiana per gli stranieri;
- cooperare con gli altri comuni della zona Ovest di Torino per istituire un osservatorio sull’immigrazione, condividendone
esperienze e progetti; una consulta delle comunità straniere dove elaborare politiche comuni (Patto territoriale
Zona Ovest e Distretto sanitario) e un Tavolo di Progetto “Percorsi di Cittadinanza” come luogo di dialogo e conoscenza.
28 Il principio di solidarietà è presente nella Costituzione italiana ed afferma: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”
29 Il diritto di “asilo” è tra i diritti fondamentali dell’uomo ed è riconosciuto dall’articolo 10, terzo comma, della Costituzione “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione
italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”
30 Lo SPRAR (acronimo di Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) è il servizio del Ministero dell’Interno che in Italia gestisce i progetti di accoglienza, di assistenza e di integrazione dei richiedenti asilo a livello locale.