L’aggregazione di persone e di idee che si sono riunite in Sinistra Civica, terminata la fase della campagna elettorale per le elezioni comunali di Venaria, dovrà necessariamente aggiornare la sua agenda e trovare le giuste modalità per proseguire la sua attività politica.
La nostra compagine ed i singoli che ne fanno parte, proprio per attuare i compiti che ci siamo dati, possono trarre ispirazione, tra i tanti modelli da cui attingere, anche dalla figura del “Community Organizer”, maturata in ambito anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti, grazie a Saul ALINSKY,
ma che ha visto importanti esperienze anche in Italia. Ecco perché “Organizing”.
Si tratta di porre le basi al nostro interno per riscoprire la dimensione della “community”, ovvero del territorio, degli spazi e dei soggetti che lo compongono e, dentro di essa, diventare “agitatori” di proposte ed iniziative per la nostra città e di conseguenza attori del cambiamento.
Si tratta di occuparsi di una dimensione in molti casi abbandonata dai partiti politici che, negli ultimi decenni, hanno sviluppato quasi esclusivamente logiche di azione istituzionale nei vari livelli di
governo, producendo gruppi dirigenti molto ristretti, nonostante l’adozione di processi formalmente democratici. Un approccio agli antipodi da quello di cui abbiamo bisogno e che ha visto, molto spesso, nella maggiore partecipazione di cittadine e cittadini alla “cosa pubblica” una minaccia alla
preservazione del proprio potere o delle proprie rendite di posizione.
Fare riferimento alla Comunità ed a logiche di costruzione “dal basso” è un’irrinunciabile piano strategico, nel quale radicare anche la nuova cultura politica.
L’estensione e l’approfondimento della partecipazione, l’attivazione di aderenti e l’investimento su nuovi “leader”, il coinvolgimento, anche dall’esterno, di soggetti, esperienze e competenze, devono diventare lo strumento per ricostruire potere fra le/i cittadine/i ed i gruppi sociali esclusi.
È dalla Comunità che occorre ripartire, per ricostruire, dopo decenni di abbandono e di delega delle persone alle istituzioni, un tessuto sociale vivo, una nuova partecipazione alla cosa pubblica. A maggior ragione in una fase emergenziale come l’attuale, in cui la preponderanza del mercato in ogni
aspetto della vita umana ha mostrato tutti i suoi limiti e la sua insufficienza.
Alle crisi, cicliche quanto sistematiche, prodotte dall’attuale sistema economico, occorre contrapporre un nuovo modello di società, in cui la tutela dell’ambiente sia il presupposto per qualsiasi produzione. In cui venga valorizzato il ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori che con
la loro opera ci permettono di accedere ai servizi essenziali, più che la rendita finanziaria. Nel quale le organizzazioni di cittadinanza attiva possano realmente esercitare responsabilità in difesa dei beni comuni e delle fasce di popolazione più fragili, tentando di rimuovere le solitudini prodotte dal dilagante individualismo.
Ma quest’ultima crisi, seppure drammatica, apre ad una nuova possibilità: far emergere una spinta ad una profonda inversione di rotta, prodotta da reti di persone capaci di influenzare i rapporti economici e le pubbliche decisioni, territorio per territorio, che operano affinché giustizia sociale e
sostenibilità ambientale siano i principi sui quali si possa costruire il futuro. Sarebbe un peccato sciuparla.
Venaria Reale, Ottobre 2020
Alessandro CUBELLO